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lunedì 10 febbraio 2014

SURTOUT LA CUISINE: Reinventare la tradizione delle ricette classiche

Surtout la Cuisine n° 1 / LE FOTOGRAFIE...


© SURTOUT LA CUISINE Reinventare la Tradizione delle ricette classiche è un progetto di Stefano di Stasio



QUICHE ai PEPERONI ROSSI e FORMAGGIO di CAPRA



TARTE AL LIMONE e LIME



Le ricette sono in questo blog nella stessa pagina. Il link diretto è:

® Testo e foto di Stefano di Stasio. Tutti i diritti sono riservati

venerdì 7 febbraio 2014

MOVIE CAMERA: il film documentario - Christian Coduto intervista il regista Romano Montesarchio

In questo numero pubblichiamo qui di seguito l'articolo scritto da Christian Coduto in occasione della serata di presentazione dei film documentari La Domitiana. Dove non c’è strada non c’è civiltà e Ritratti abusivi  di Romano Montesarchio.

© MOVIE CAMERA è un progetto di Stefano di Stasio





Serata di grandi emozioni al Cineclub Vittoria

I trecento spettatori accorsi in sala hanno assistito ad una doppia proiezione: “La Domitiana. Dove non c’è strada non c’è civiltà” e “Ritratti abusivi”, due docufilm ideati e diretti da Romano Montesarchio, giovane regista casertano.                                                                                               
Negli ultimi anni il genere documentaristico ha acquisito un interesse via via sempre maggiore da parte del pubblico (ne è testimonianza il recente successo ai botteghini di “Vado a scuola” di Pascal Plisson). Il bisogno di vivere la realtà attraverso il linguaggio filmico d'autore è un’esigenza che si sta facendo strada nella mente delle persone. “La Domitiana” affronta con un occhio disincantato e critico il lento ed inesorabile declino di una zona della Campania che avrebbe molto da offrire. “Ritratti abusivi” racconta con ironia la vita di alcuni abitanti della zona del "Parco Saraceno", tra illegalità e violenze quotidiane.

Mentre, tra il primo e secondo spettacolo, Massimiliano Gaudio (autore della colonna sonora dei due progetti) intrattiene il pubblico presente con uno spettacolo musicale affascinante e suggestivo, ho l’opportunità di scambiare "quattro chiacchiere" con il regista. 

C’è un’aria di amichevole complicità: Romano Montesarchio appare sereno, disponibile e padrone della materia trattata nelle sue opere. Sono argomenti che sente davvero, non sono “compitini” che si è imposti o che gli sono stati affidati. Quello di raccontare il mondo è un suo bisogno innato.                                           

“Ritratti abusivi”, esordisce,  “è una sorta di secondo capitolo de La Domitiana. Dopo quel documentario, mi ero reso conto di non aver completato il mio lavoro: mi ero perso l’interno delle case. Da qui l’esigenza di ritornare in quei luoghi e di descrivere altri punti di vista. Per completare il documentario sulla Domitiana sono stati necessari sei anni. Per questo progetto ne sono serviti altri tre, anche perché una volta entrati nel Parco Saraceno, non ne esci più. Magari per il capitolo conclusivo di questa trilogia impiegherò solo un anno (ride)”.  

“Lavorare con gli immigrati e con persone che occupano illegalmente delle abitazioni non deve essere stato facile, in termini di fiducia, all’inizio…”                                                                                 
“La fiducia deve essere conquistata. Ho fatto capire loro che il nostro progetto  non era finalizzato a speculare su una situazione, quanto piuttosto uno studio antropologico. Volevo che emergesse la loro umanità. Credo di esserci riuscito. Giusto per dire, quando il documentario è stato presentato al Festival di Roma, un gruppetto degli abitanti del Parco Saraceno è venuto a darmi manforte. Durante la proiezione ho visto uno di loro che piangeva sommessamente, in disparte”.     

“Tra quelli rappresentati nel documentario, quali sono i personaggi ai quali sei più affezionato?”   “Sicuramente Vincenzo, il parcheggiatore, e Costantino, l’uomo che si diverte a proclamare dal terrazzo”.                                                                                                                                                                 
“Ciò che lega i due progetti”,   prosegue , “è il concetto della integrazione, un tema al quale sono legato. Credo che l’immigrazione sia un elemento fondamentale:  comporta uno scambio culturale. Geograficamente parlando, l’Italia è in una posizione privilegiata. E’ un peccato che non si sia ancora verificato del tutto il processo di integrazione culturale. Negli Stati Uniti, per esempio, convivono razze diverse; ciò garantisce un proficuo scambio di idee, permettendo così una continua evoluzione.
Il tema dell’integrazione è il fulcro centrale di un mio altro documentario: "Arapha – Ragazza dagli occhi bianchi",  in cui parlo di questa ragazza affetta da albinismo che vive in Tanzania. Una sorta di razzismo al contrario ”.                                                                                                           

“Parliamo un po’ degli aspetti tecnici…”                                                                                                 
“Ritratti abusivi è stato girato con una Canon 5d mark II, una macchina fotografica che permette di realizzare anche dei filmati di ottima resa. Ovviamente, rispetto ad un lungometraggio di finzione, girare un documentario presenta delle difficoltà oggettive: è tutto improvvisato, devi seguire l’istinto e, in un certo senso, prevedere quello che sta per accadere…”                                           

“Il film è stato proiettato in anteprima proprio al Cineclub Vittoria: quando uscirà nelle sale Ritratti abusivi?” 
“A marzo. L’Istituto Luce si occuperà della distribuzione,  poi, dopo l’uscita in home video, verrà proiettato su Rai Uno”. 
                                                                                                                               
“Ho notato che i registi casertani trattano spesso argomenti  delicati nelle loro opere. In Esterno sera  Barbara Rossi Prudente parla di incesto, Animanera  di Raffaele Verzillo ruota intorno alla figura di un pedofilo. Tu parli di immigrazione e mini criminalità. C’è questa tendenza a scavare nella superficie e andare in profondità…”
“Beh, immagina di entrare in una stanza per la prima volta: inizialmente osserverai le pareti, poi, a mano a mano, scoprirai degli oggetti che non avevi visto e ti soffermerai sui particolari più piccoli. Il compito del regista è proprio questo: approfondire sempre di più”. 

“C’è qualche altro progetto documentaristico che ti ha colpito, recentemente?”                            
“Certo. The act of killing, di Joshua Oppenheimer”.

“Un’ultima domanda: dopo tanti documentari, non hai voglia di lanciarti in un lungometraggio di finzione?” - “Sì, ho un’idea per un film che oscilla tra il drammatico e il surreale. Un po’ alla David Lynch ” . - “Quello di Elephant man o di Mulholland drive?” - “Quello di Strade perdute”.

Si ringrazia vivamente Romano Montesarchio per questa chiacchierata così stimolante e ricca di spunti interessanti, e il Cineclub Vittoria di Casagiove, da sempre sinonimo di cultura, per aver accolto favorevolmente la proiezione di questi due notevoli docufilm.

E’ da sottolineare, infine, il grande coinvolgimento da parte degli spettatori che, interessati ai temi trattati, hanno fatto diverse osservazioni e posto numerose domande al regista, al soggettista Vincenzo Ammaliato, al musicista Massimiliano Gaudio e al montatore Davide Franco.

© Articolo realizzato da Christian Coduto il 2 Febbraio 2014

mercoledì 5 febbraio 2014

MOVIE CAMERA: assegna il Gold Camera 2013

Ebbene sì, questa rubrica ha deciso di assegnare una nomination al film che viene ritenuto ilmigliore dell’anno 2013 dalla redazione. Il primus inter primos viene battezzato Gold Camera. Verrà assegnato anche una nomination al secondo film a nostro giudizio in ordine di prestigio, che viene battezzato Silver Camera. Trattandosi di un’espressione di stima incondizionata anche se, lo ammettiamo, di nullo valore economico e commerciale, il premio viene accompagnato da una breve motivazione e dalla scheda del film.

La prima edizione di Gold Camera per il 2013 è assegnata a:

IL CAPITALE UMANO
Regia di Paolo Virzì

MOTIVAZIONE

L’ordito e la trama del film vengono imbastiti con magistrale eleganza e raffinatezza nella libera interpretazione in chiave Italica dell’omonimo romanzo di Stephen Amidon,. Con un cast di eccezione (Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio e i giovanissimi Matilde Gioli, Guglielmo Pinelli, Giovanni Anzaldo), Paolo Virzì, con la collaborazione di Francesco Bruni e Francesco Piccolo per la sceneggiatura,  gestisce un film a episodi nel quale la verità della vicenda, che diventa anche oggetto di indagine di polizia, si completa via via a partire dal punto di vista di ogni protagonista, esplorando i ceti sociali, a partire da quelli privilegiati fino a quelli ai confini dell’emarginazione, senza retorica e con metro di competenza magistrale. Movie Camera conferisce il Gold Camera come premio intangibile ad esprimere la misura incondizionata della sua stima a Paolo Virzì che, ancora, dopo 17 anni da “Ovosodo”, ci dimostra senza fronzoli da un lato la ineludibilità delle gerarchie economiche e sociali ma, dall’altro, la differenza fra i sentimenti che vivono gli adolescenti pur et dur e le vacuità dei moti d’animo delle generazioni adulte specialmente dei ceti più ricchi, incardinate dalle catene del perbenismo. Un grazie di cuore a tutti gli interpreti per aver scritto una pagina diamantina della settima arte made in Italy che emoziona ed entusiasma. Una menzione al direttore della fotografia Jérôme Alméras  che ci ha emozionato per la delicatezza dei paesaggi e delle inquadrature di interpunzione nel corso della narrazione cinematografica.



SCHEDA del FILM

Regia: Paolo Virzì
Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Matilde Gioli, Guglielmo Pinelli, Giovanni Anzaldo
Musiche: Carlo Virzì
Montaggio: Cecilia Zanuso
Scenografia: Mauro Radaelli
Costumi: Bettina Pontiggia
Suono in presa diretta: Roberto Mozzarelli
Produzione: Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Marco Cohen per Indiana Production Company, in Collaborazione con Rai Cinema e Manny Film
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
Paese, Uscita: Italia e Francia, 2013
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 109 min
Formato: colore


lunedì 3 febbraio 2014

SURTOUT LA CUISINE: Reinventare la tradizione delle ricette classiche

“SURTOUT LA CUISINE”, in Italiano “Soprattutto la Cucina” è una nuova rubrica di Parole e Fotografie che nasce per questa forma di arte silenziosa con volío giocoso e senza pretese di exploit, ma con l’intenzione precisa di regalare ai lettori uno strumento facile e di costi contenuti. È una rubrica per coloro che pensano alla cucina come espressione di “amore materiale” per le persone che si amano, oltre che come cultura del quotidiano. Il titolo è in parte in Francese perché da sempre la tradizione d’oltralpe fa scuola in questo settore e, tuttavia, vedremo che il carattere di questa “ottava arte” è da sempre inter-etnico. Esempi sono La Nouvelle Cuisine, la cucina Siciliana e le cucine dei paesi del Maghreb, che nascono come arricchimento, contaminazione e presentazione dei piatti (il dressage) la cui ricetta originale proviene dall’estremo oriente, dalla cultura di dominazione Saracena e dagli scambi con in sub-Sahara per mezzo delle carovaniere che commerciavano il sale passando per Timbuctu.
Ci piace, a riguardo, immaginare la storia di un ragazzo di famiglia modesta e non corrotta, francese, siciliano o del Marocco che ha studiato fra mille difficoltà ed è riuscito a laurearsi grazie alle cure dei propri genitori. Che non trova uno straccio di lavoro nel suo paese e che parte per essere assunto oltre frontiera come  garzone di cucina di uno Chef severissimo. E che lo Chef ne capisce le frustrazioni e le doti, che gli insegna ciò che non ha mai pensato di rivelare ad alcuno, le ricette degli Eloin. Ma questa è una leggenda. Ve la racconto un’altra volta…


Le ricette che presenteremo sono state tutte verificate e realizzate in diverse varianti. Potete scrivere al redattore all’indirizzo stefano.distasio1600@gmail.com.

© SURTOUT LA CUISINE: Reinventare la Tradizione delle ricette classiche è un progetto di Stefano di Stasio



Surtout la Cuisine n° 1 / LE PAROLE...

LA PASTA BRISÉE

Il primo numero di “SURTOUT LA CUISINE” è dedicato alla pasta brisé (brisée in francese). Si tratta di un impasto che viene usato da sempre nella preparazione delle quiche o tarte, in francese, ovvero di torte salate o dolci in italiano, dove, però, i due termini non trovano la giusta distinzione.

Per la preparazione della pasta brisé occorrono 200 g di farina, 70 ml di acqua molto fredda, 90 g di burro e, nella versione francese, un uovo. La farina va mescolata con il burro tagliato a tocchetti sottili, e un pizzico di sale e di pepe. Si miscela a secco per formare una sable, una sabbia in italiano. Poi si aggiunge a poco a poco l’acqua si lavora e si aggiunge, se si vuole il rosso dell’uovo battuto, serbando da parte il bianco e lavorando velocemente. Quando la pasta non attacca alle mani si avvolge nella pellicola trasparente e si ripone in frigorifero per un’ora a compattarsi. Dopo si imburra e infarina uno stampo da quiche in ceramica del diametro di 28 cm circa. Si stende la pasta con un margine tale da arrivare al bordo superiore dello stampo in ceramica, agganciando i bordi alla parte posteriore dell’orlo. Attenzione a non frantumare la pasta nello stenderla, né a renderla troppo sottile. Con una forchetta si punzecchia il fondo della sfoglia. Si usa poi un foglio di carta da forno che si stende sulla pasta nello stampo in ceramica ricoprendolo di fagioli o ceci secchi per assicurarne la tenuta. Si inforna a 180°C per 20 min. Questo tipo di cottura viene detto di cottura cieca e serve a impedire che la pasta di sollevi o formi delle bolle durante la cottura. Dopo 20 min si rimuove la carta da forno e i fagioli o i ceci che si possono conservare per altre preparazioni di pasta brisè, e si spalma sul fondo il bianco dell’uovo. Di nuovo in forno per 10 min. Si toglie dal forno  e si decide quale delle due ricette seguenti si desidera preparare (è molto meglio deciderlo prima, comunque).



QUICHE ai PEPERONI ROSSI e FORMAGGIO di CAPRA

Per questa ricetta è necessario aver grigliato nel forno 4 peperoni rossi e callosi (1.5 kg circa) per 1 ora. Dopo che sono abbrustoliti, si inseriscono in una busta di plastica, si chiude bene e si lascia raffreddare. Questo procedimento ha l’effetto di facilitare il distacco della pelle dei peperoni dalla polpa. Dopo aver pelato i peperoni ed eliminato i semi si tagliano in filetti e si asciugano con la carta assorbente (di solito contengono ancora molta acqua). Riservare un filetto per la decorazione e mixare il resto dei peperoni, con un cucchiaio di aceto balsamico, uno spicchio d’aglio e la scorza di un limone grattata finemente. Salare  e pepare. Miscelare la crema di peperoni con un formaggio fresco, preferibilmente al latte di capra, uno yogurt bianco naturale intero di 125 ml e due uova battute. Aggiungere noce moscata grattata e coriandolo finemente tritato. Salare e pepare.
Versare nell'incavo di pasta brisè estratta dal forno come prima indicato. Guarnire la superficie con i filetti di peperone riservati. Infornare per un’ora. Servire caldo con un'insalata di indivia belga, parmigiano e aceto balsamico.
Abbinamento: un vino rosso (per esempio un Aglianico DOC del Taburno Arces-Torre dei Chiusi o Aglianico DOC Sannio-Aia dei Colombi).


TARTE AL LIMONE e LIME

Per  questa ricetta occorrono 250 g di ricotta, ) meglio se di bufala, 250 g di formaggio molle (tipo Philadelfia, 4 uova, 125 g di panna da cucina, 100 g di zucchero di canna, un cucchiaio raso di Maizena (amido di mais), due limoni appena colti, un lime del Brasile (al supermercato), mezzo baccello di vaniglia, semi di papavero.
Grattare finemente la scorza dei limoni, quindi premere il lime e battere a freddo il succo con il cucchiaio di Maizena fin quando l’amido di mais si solubilizza completamente.
Rompere le uova e separare i bianchi dai rossi. Battere i rossi in una ciotola con lo zucchero, poi aggiungere la ricotta, il formaggio molle, la scorza grattata dei limoni, il succo di lime unito alla Maizena, un pizzico di sale, la panna e i semi del mezzo baccello di vaniglia. Se necessario utilizzare il battitore elettrico fino ad ottenere una crema liscia.
Riprendere la pasta brisé come già preparata in forno nella prima sezione di questo numero. Montare a neve ferma i 4 bianchi d’uovo prima riservati. Mescolare con una spatola di legno o silicone i bianchi a neve con l’impasto di formaggio e ricotta prima preparato. Versare questa miscela nella pasta brisé e decorare la superficie con i semi di papavero.
Infornare per 45 min finché la superficie non sarà rassodata (basta toccare con un cucchiaino). Servire a temperatura ambiente con una confettura fresca di mandarini e litchi.
Abbinamento: un vino bianco (come la Falanghina di Roccamonfina Vendemmia Tardiva-Telaro) o un vino liquoroso (per esempio Anghelu Ruju-Sella & Mosca).

© Articolo realizzato da Stefano di Stasio e pubblicato su Parole e Fotografie il  3 Febbraio 2014. Tutti i diritti sono riservati.