RèG 10. Cronaca di un massacro
Intervista di Parole e Fografie (PeF) a Fausto Bellone (FB) autore della pièce teatrale "Non rimanga pietra su pietra. Cronaca di un massacro".
© 2016
Stefano di Stasio. L'intervista
è a cura di Stefano di Stasio. La riproduzione, anche parziale, dell’articolo
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D1. PeF.
Benvenuto Fausto Bellone alla rubrica Ribellarsi è giusto di
Parole e Fotografie.
Ti chiedo, nei limiti del format indicato, di presentare la tua storia
teatrale e di descrivere come è nata l’idea della rappresentazione “Non rimanga
pietra su pietra. Cronaca di un massacro”, soprattutto di che cosa si tratta,
e, se c’è, qual è il riferimento storico.
R1. FB
Grazie a voi, per l’
ospitalità. “Non rimanga pietra su pietra”, nasce dalla proposta dell’ amico
Domenico Vastano, già responsabile della Pro Loco del Real sito di S. Leucio
che, mesi fa, mi propose di sviluppare una pièce teatrale sull’ eccidio
di Casalduni e Pontelandolfo (Bn) da parte dell’ esercito piemontese,
capeggiato dal sergente Pier Eleonoro Negri agli ordini del generale Enrico
Maria Cialdini; scettico, in un primo momento, mi sono poi catapultato,
emotivamente parlando, in una delle stragi più vergognose dell’ Italia post
unitaria. Una storia che mi ha spinto ad approfondire il tema attraverso la
visita ai luoghi, attenta lettura di biografie e aneddoti storici che mi hanno
poi permesso di procedere alla stesura del testo.Il brigante o “zappaterra” che dir si voglia, è il capro
espiatorio di una manifesta volontà di eliminare totalmente qualsiasi tentativo
di ribellione al “nuovo mondo”, noncurante della società rurale, ma anche
industriale che l’ ormai “ex” regno borbonico si lasciava alle spalle.
D2. PeF
Chi ti intervista è
un appassionato di storia in generale e di storia del c.d. brigantaggio
in Italia meridionale post unità. È noto, credo a molti, che i meridionali si
opposero all’occupazione piemontese, che lo stato dei Savoia era il più
indebitato d’Europa, che le truppe di occupazione espropriarono i depositi
d’oro della banca di Sicilia e del banco di Napoli e che, infine, dalla Reggia
di Caserta furono depredati 18 vagoni ferroviari di preziose suppellettili e
arredi, nonché che dal sito di San Leucio, sede dell’esperimento sociale del
1799 di socialismo illuminato, furono rapinati e venduti ai ricchi mercanti di
salumi del Veneto, gli antichi telai in legno composti da migliaia di incastri
e ruote dentate mosse ad acqua, che avevano fatto lo splendore della provincia di
Terra di Lavoro con il commercio di seta pregiate. Da allora questi mercanti
cominciarono a produrre tessuti, ancora oggi apprezzati, con un marchio
italiano che divenne in seguito famoso nel mondo.
La domanda è:
quale prospettiva,
dopo 15° anni, per un’azione legale di richiesta di indennizzo dei danni e dei
crimini di guerra commessi durante la guerra patriottica di resistenza delle
nostre terre, per esempio avverso le regioni Piemonte e Veneto? Anche se ciò
non fosse possibile, ricordo che in un’intervista il compositore e cantante
Angelo Branduardi, veneto di nascita, confidò che se fosse stato il meridione a
invadere il veneto, la sua posizione sarebbe stata radicale nei confronti della
ribellione all’invasione. Di conseguenza, tu Fausto, come giustifichi la
mitezza e la pacatezza con cui i nostri corregionale della Campania, e i vicini
della Lucania, Puglie, Calabria e Sicilia, affrontano a soli 150 anni di
distanza, questa questione?
Viene quindi
naturale chiedersi: chi apprezzerà Non rimanga pietra su pietra. Cronaca
di un massacro, o, almeno, chi riuscirà ad orientarsi e a parteggiare nel frame
storico a cui si riferisce la vostra pièce teatrale?
R2. FB
Dall’ intreccio incrociato, nasce una messinscena che punta a
commemorare le vittime innocenti di uno dei tanti massacri dell’ Italia Post
unitaria. Vincitori e sconfitti, ma sicuramente tutti “vittime” di una malsana
logica di potere ed assoggettamento che non lascia scampo ad umanità o
redenzione alcuna. L’ obiettivo della pièce è proprio questo:
commemorare. Sensibilizzare. “Colpire”, con un pugno diretto all’ anima dello
spettatore, testimone involontario di un massacro, ma anche e soprattutto di
un’ invasione. La pièce non vuole essere pretestuosa rispetto la reale
vicenda storica, ma sicuramente si pone in chiave revisionista rispetto la
storia raccontata didatticamente nelle scuole. Rispetto alla nostra pacatezza
rispetto tale questione, rilancio con una riflessione di Stellario Panarello:
“O la storia è una cattiva maestra. O i suoi alunni troppo asini. O entrambe le
cose”.
D3. PeF
Questa domanda è
lapidaria. Parafrasando la famosa frase di Massimo D'Azeglio: l’Italia è fatta ora
bisogna fare gli Italiani. Esistono davvero gli Italiani? Ovvero, che cosa
abbiamo da spartire noi campani, lucani, pugliesi, calabresi e siciliani con
chi (l’esercito dei Savoia) nel solo primo anno di occupazione, il 1861, ha
commesso stragi uccidendo 15,000 persone, e nel totale dei sei anni di
resistenza, dal 1861 al 1866, ha sterminato circa 100,000 uomini, donne, vecchi
e bambini delle nostre terre? Perché mai dovremmo perdonare o, peggio, non
parlare di questa barbarie piemontese?
R3. FB
Assolutamente. Credo
bisogna parlarne, gridare e divulgare questi dati alla società italiana tutta,
per non cadere nell’ errore di IGNORARE. La storia è sempre stata scritta dai
vincitori, così come la nostra storia. Personalmente, anche perché di identità
cristiana, credo si debba sempre rivolgere l’ animo verso il perdono, ma senza
dimenticare ciò che è stato. Certamente, abbiamo diritto di replica, anche
perché, come afferma il giornalista Giampaolo Pansa "Se la storia la facciamo raccontare solo a chi ha vinto, che
storia è?".
D4. PeF
Quali pensi siano state le conseguenze più gravi dell’invasione e degli stupri dei Savoia sulle nostre popolazioni, a parte la scelta tragica post-resistenza dopo la resa del 1866, fra sottomissione e/o prigione oppure emigrazione all’estero?
R4. FB
La conseguenza più
grave è stata la perdita di memoria storica che, negli ultimi anni,
faticosamente si sta cercando di recuperare come pezzi di un puzzle scomposto e
sbiadito. La storia è la memoria di un popolo e, privo di memoria, l’ uomo è
ridotto al rango di un animale inferiore.
D5. PeF
Fausto, che cosa
diresti a uno dei 500000 giovani brillanti laureati e specialisti che negli
ultimi cinque anni hanno transitato per l’aeroporto di Capodichino per cercare
lavoro a Londra e in UK, con un biglietto di sola andata?
R5. FB
Non emigrate all’
estero, ma abbiate il coraggio e l’ (in?)coscienza di restare e lottare
per i vostri diritti nella vostra terra, seppur questa fosse maligna. Non è
idealismo, ma tutela e rivendicazione di una radice culturale e storica, in un
momento storico di grande disorientamento e annientamento dell’ identità
territoriale.
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